Tra le figure retoriche più diffuse in letteratura, la metafora è talmente radicata nella lingua da essere entrata anche nel linguaggio quotidiano. Con l’utilizzo di immagini evocative, la metafora permette di categorizzare le esperienze umane, incidendo sulla nostra modalità di percepire gli eventi.
“La metafora gioca un ruolo molto significativo nel determinare ciò che è reale per noi” (Lakoff e Johnson, 1998).
È per questo motivo che la metafora ha il potere di suscitare reazioni o aiutare a comprendere quello che stiamo vivendo in un determinato momento. I giornalisti ne fanno un uso massiccio durante le crisi, come abbiamo visto di recente con la pandemia di COVID-19 ma anche in passato, nel corso della famosa global financial crisis del 2008. Per queste sue caratteristiche intrinseche, la metafora è una figura perfetta per descrivere le crisi ma, allo stesso tempo, contribuisce anche alla nostra lettura dell’evento, spingendoci a provare speranza e autodeterminazione oppure al contrario paura e senso di impotenza. Lo psicoanalista Arnold Modell l’ha definita la “moneta corrente della psiche”. Le emozioni derivanti dalle immagini metaforiche fanno da guida in ultima istanza alle nostre azioni, motivo per cui è tanto importante scegliere con cura le parole che usiamo per descrivere eventi di così grande impatto. E il traduttore, con la sua enorme sensibilità linguistica, non può trascurare questo aspetto.
Ma quali tipi di metafore troviamo nel linguaggio giornalistico? Vediamone alcune.
La metafora medica
Anche prima dell’epidemia di coronavirus, molto spesso gli articoli finanziari hanno utilizzato metafore mediche che rimandano ad esempio ai concetti di contagio, malattia, medicina. Basta una semplice ricerca su Google e troviamo “l’economia resta malata e nulla sarà più come prima”, “contagio finanziario” o ancora “la politica dell’aspirina”.
La metafora marittima
Molto più diffusa, per lo meno in tempi normali, rispetto alla metafora medica, questa figura retorica legata a mare, maree, porti, venti contrari o favorevoli è utilizzata molto spesso in ambito finanziario-economico, non solo nei testi giornalistici. Parlare di “riforma andata in porto” non viene quasi più percepito come una metafora, mentre tipico dei testi finanziari è il ricorso a espressioni come “venti contrari” e “calma piatta”, “l’oro torna il porto sicuro degli investitori”, “mercati finanziari in tempesta” e potremmo andare avanti quasi all’infinito.
La metafora bellica
L’altro campo di metafore più prolifico è sicuramente quello bellico. Possiamo citare esempi generali come “banche sotto tiro in Borsa” o “Francia in trincea: spread a 200” ma è stata la crisi finanziaria globale, con i successivi interventi della banche centrali, a regalarci le metafore più originali a partire dall’ormai notissimo “bazooka di Draghi”. La pandemia in corso è stata da molti definita come “la terza guerra mondiale” tanto che Trump è arrivato a parlare di se stesso come un “wartime president”. E ancora, abbiamo letto della “trincea degli ospedali”, di “medici-eroi” che si contrappongono al nemico rappresentato dal virus e secondo le parole di Arcuri, il commissario straordinario per l’emergenza COVID-19, “mascherine e ventilatori sono le munizioni che ci servono per combattere questa guerra”.
Le metafore hanno certamente effetti importanti sull’immaginario collettivo. In riferimento all’uso delle metafore belliche per parlare della pandemia, lo psichiatra Luigi Cancrini in un’intervista a Repubblica afferma:
“La guerra è il tempo dell’odio. In guerra per sopravvivere si è costretti a uccidere l’altro. Invece questo di oggi è il tempo della vicinanza e della solidarietà”.
Ecco quindi che, secondo molti, la metafora della guerra andrebbe sostituita dalla metafora della vita. Ne parlano ad esempio su Asfinanza:
“Allora dovremmo cambiare metafora. È anche un fatto etico […]. Ogni cosa che accade sul nostro pianeta è consustanziale alla categoria di ‘vita’. La vita in quanto tale contiene degli elementi patogeni, a volte in una modalità endogena, altre volte per effetto di un’azione umana”.
Tutti questi aspetti devono essere noti e ben ponderati dal traduttore che, in quanto conoscitore della lingua di partenza e, ancor di più, di quella di arrivo, deve valutare con attenzione le parole che sceglie per meglio esprimere i concetti veicolati nel testo di partenza. Se certamente l’utilizzo delle metafore è stilisticamente molto piacevole per un lettore italiano, il traduttore non si può certamente arrogare il diritto di introdurre metafore che non esistono nel testo di partenza solo in ragione della bellezza stilistica del testo tradotto. Proprio perché, come abbiamo detto all’inizio, la metafora ha un impatto psicologico non trascurabile. Se poi teniamo conto del fatto che queste parole rivivono e vengono spesso strumentalizzate sui social media, è evidente quanta attenzione e cura richieda il lavoro del traduttore che deve veicolare un messaggio, anche nei suoi aspetti psicologici.
Il team di traduttori e revisori di Arkadia Translations presta particolare attenzione a questi fattori, ben consapevole del ruolo cruciale del linguista come traghettatore – giusto per citare una metafora – tra due sistemi linguistici. Una sfida che solo un professionista, come quelli accuratamente selezionati da Arkadia Translations, può raccogliere e vincere.