Non sarà sfuggita a molti l’ottima performance realizzata dal Bitcoin da inizio 2020. Tuttavia, mentre per gran parte dell’anno il Bitcoin si è mosso nella stessa direzione dell’oro, quasi fosse un nuovo safe haven (ossia un bene rifugio per gli investitori), da settembre criptovaluta e metallo giallo hanno preso strade diverse. Forse non sorprenderà nessuno, ma è stato proprio il Bitcoin a continuare a guadagnare terreno mentre l’oro ha iniziato a deprezzarsi.
Non ci addentriamo naturalmente in spiegazioni di natura finanziaria, ma è innegabile che le criptovalute non possano più essere trascurate date le performance e la diffusione (anche come vero e proprio mezzo di pagamento) di queste monete digitali. Tanto meno possiamo trascurarlo dal punto di vista linguistico.
Innanzitutto, come in molti campi del settore finanziario, anche in questo caso l’inglese la fa da padrone ed è necessario adeguarsi. La parola Blockchain, termine usato per indicare la tecnologia alla base del funzionamento del Bitcoin con il suo “registro” condiviso, è ormai un prestito comunemente accettato. La criptovaluta più nota è sicuramente il Bitcoin, cui si aggiungono le cosiddette altcoin, ossia criptovalute alternative nate dopo la moneta digitale inventata da Satoshi Nakamoto. Attualmente, la più famosa è forse l’Ethereum, lanciata nel 2015, ma in molti avranno sentito parlare anche di Libra, la criptovaluta di Facebook presentata nel 2019. E ancora Litecoin, Zcash, Ripple… ormai è difficile tenerne il conto!
Particolarmente curiosa a livello linguistico è tutta la terminologia legata al concetto di estrazione (per analogia probabilmente all’estrazione dell’oro). In questo campo, infatti, sentiamo parlare di miner, ossia quei soggetti che grazie a un enorme lavoro computazionale (mining) “estraggono” le criptovalute di nuova emissione. Una definizione più precisa di questo processo di mining è riportata su Bitcoin.org:
“Per mining si intende il processo che fa eseguire all’hardware del computer calcoli matematici al fine di confermare le transazioni ed aumentare la sicurezza della rete Bitcoin. Come ricompensa per il loro servizio, i miner (minatori) di Bitcoin possono incassare delle commissioni sulle transazioni che confermano insieme ai nuovi Bitcoin appena creati. Quello del mining è un mercato specializzato e competitivo dove le ricompense sono divise in base a quanti calcoli sono stati eseguiti. Non tutti gli utenti Bitcoin si cimentano nel mining e non è un modo facile per fare soldi.”
Anche se sui siti Web degli operatori si legge spesso di “minare” il Bitcoin senza alcun rischio di fraintendimento, in italiano è opportuno evitare questo calco e, per chi non volesse utilizzare il prestito linguistico, è preferibile ricorrere a una soluzione legata al campo semantico dell’estrazione. Di fatto, questo processo è svolto da computer potentissimi, tanto che attualmente è sempre più difficile ottenere nuovi Bitcoin. A luglio 2020 la difficoltà di mining del Bitcoin ha infatti raggiunto un nuovo massimo storico.
Un altro aspetto interessante è quello legato alla terminologia apparentemente di uso comune che assume un significato più specifico e molto spesso non viene tradotta; ad esempio, per double spending si intende il tentativo di spendere due volte la criptovaluta in portafoglio. Mentre la falsificazione delle monete digitali è evitata con il ricorso al registro condiviso della blockchain, è il codice informatico che impedisce di spendere due volte la stessa moneta (per approfondire cfr. Medium). Un altro esempio è il termine generico wallet, che deve essere tradotto con “portafoglio elettronico” proprio per distinguerlo da un banale portafoglio “fisico”.
Chiaramente l’informatica ha un ruolo fondamentale in questo campo e gran parte della terminologia deriva proprio da questo settore: si sentirà spessissimo parlare di address per riferirsi all’indirizzo Bitcoin, di bit, hash rate (indicatore della potenza di elaborazione della rete Bitcoin), peer-to-peer (P2P), chiavi e firme (sempre in senso informatico). È quindi essenziale per un traduttore che lavora in quest’ambito avere una formazione ibrida tra la finanza e l’informatica: oltre a comprendere l’andamento e le reazioni dei mercati, il traduttore deve conoscere il mondo informatico e, in particolare, sapere come funzionano le reti distribuite alla base di questi nuovi strumenti di investimento.
Noi di Arkadia Translations siamo lieti di avere nel nostro team di traduttori e interpreti una serie di professionisti in grado di soddisfare questo duplice requisito, sempre affiancato da ottime competenze linguistiche.