Con la fine del 2020, tutti gli occhi sono puntati sulle prospettive di investimento per il 2021 – secondo molti ancora difficili da prevedere date le incognite legate all’andamento della pandemia e i relativi effetti sulla crescita mondiale. In molti però scommettono da tempo sul tema degli investimenti sostenibili, ritenuti ormai la nuova normalità nel mondo degli investimenti. Un numero sempre maggiore di investitori chiede che i propri risparmi abbiano un impatto positivo sulla società e sul mondo nel suo complesso, facendo proliferare fondi e strategie che integrano considerazioni etiche nell’analisi aziendale e nelle decisioni di investimento.
ESG, SRI e impact investing sono solo alcuni dei termini utilizzati per fare riferimento a queste strategie di investimento. Tuttavia, si tratta di termini non perfettamente intercambiabili. Scopriamo perché.
La sigla ESG (dall’inglese environmental, social and governance) indica le pratiche ambientali, sociali e di governance di un investimento che possono avere un impatto significativo sulla relativa performance.
La sigla SRI (social responsible investments) indica invece quegli investimenti che tengono conto degli aspetti etici. Rispetto ai fattori ESG, la selezione o l’esclusione degli investimenti è basata su specifiche linee guida etiche. Ad esempio, possono essere esclusi dall’universo di investimento produttori di alcol, tabacco o sostanze che danno dipendenza, società di gioco d’azzardo, produttori di armi, società che violano i diritti umani e società che arrecano danni all’ambiente. A conferma dell’interesse per questo tipo di investimenti, nel 2006 le Nazioni Unite hanno lanciato i Principles for Responsible Investment (PRI, Principi per l’investimento responsabile) i cui firmatari riconoscono che “l’applicazione di tali principi può allineare meglio gli obiettivi degli investitori con quelli più ampi della società”.
Negli investimenti a impatto (impact investing) è invece fondamentale ottenere un impatto positivo con il proprio investimento non solo in termini di performance ma soprattutto a livello sociale. Secondo Borsa Italiana, si tratta di “Investimenti in imprese, organizzazioni o fondi con l’intenzione di realizzare un impatto ambientale e/o sociale positivo, assieme a un ritorno finanziario. Può essere realizzato sia in Paesi emergenti sia sviluppati. Alcuni esempi: investimenti in microfinanza, social housing, energie rinnovabili”.
Più complesso è stato, fino a pochi mesi fa, dare invece una definizione di investimenti sostenibili (sustainable investing). Diversi prodotti si vantavano di essere sostenibili senza che ci fosse alla base una vera strategia di investimento a impatto sociale. L’investitore si trovava quindi alle prese con “cinquanta sfumature di verde”, un’espressione con cui si descrive l’arduo compito di orientarsi tra varie strategie definite sostenibili, da quelle davvero verdi fino al green washing (ossia il tentativo di una società di mostrarsi più sensibile e impegnata sul fronte ambientale di quanto lo sia in realtà). A conferma dell’importanza delle parole che si usano, è emersa quindi la necessità di chiarire quando un’attività economica sia davvero sostenibile con la tassonomia per gli investimenti sostenibili dell’UE. In pratica, la sostenibilità dipende dal rispetto di sei obiettivi ambientali: un’attività potrà avere la “patente di sostenibilità” se contribuisce ad almeno uno di seguenti obiettivi senza danneggiare fortemente gli altri (Fonte: Comunicato stampa del Consiglio UE):
1) la mitigazione dei cambiamenti climatici
2) l’adattamento ai cambiamenti climatici
3) l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine
4) la transizione verso un’economia circolare
5) la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento
6) la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
L’evoluzione e affermazione di questo tipo di investimenti ci ha esposti negli ultimi anni a tutta una serie di espressioni “nuove” per il mondo finanziario: parlare di carbon footprint (impronta di carbonio) non è più una prerogativa della scienza, mentre gli investitori mostrano interesse anche per aspetti non finanziari, come il proxy voting (voto per delega), la stewardship (azionariato attivo) o la trasparenza.
L’utilizzo di metriche extra-finanziarie nella valutazione degli investimenti non è una novità solo per gli investitori ma anche per i traduttori finanziari che devono necessariamente documentarsi e acquisire una terminologia nuova, spesso ancora poco definita, come nel caso di “sostenibile”. Operare in un ambito nuovo come quello degli investimenti sostenibili richiede un aggiornamento costante di tutti gli operatori coinvolti, traduttori compresi; per questo Arkadia Translations ha nel suo team professionisti specializzati e sempre aggiornati, ben consapevoli degli effetti che una scelta terminologica superficiale potrebbe avere sulle decisioni degli investitori a cui è destinato il materiale tradotto.