L’iniziativa “Capitali Europee della Cultura” è uno dei più importanti progetti culturali celebrati su scala continentale. Ha lo scopo di promuovere l’identità europea tanto nelle differenze tra paesi quanto nei tratti comuni.
Il funzionamento è semplice. Un ente chiamato “Creative Europe”, dipendente direttamente dalla Commissione Europea, elegge due o tre città che condividono il titolo di capitali culturali per la durata di un anno, durante il quale saranno protagoniste di un continuo fermento artistico e culturale, attraverso una serie di eventi incentrati su un tema comune.
Di norma, vengono scelti centri considerati minori nel panorama del loro stesso paese, per segnalare la vastità e diversità di eccellenze culturali che contraddistinguono l’Europa. Se guardiamo alle capitali del 2019 vediamo che questo può comunque spaziare dalla storica Plodviv, seconda città per importanza e dimensioni della Bulgaria, alla bellissima Matera, decisamente meno rilevante in termini di dimensioni e ruolo nell’economia del paese, ma unica per patrimonio culturale.
Le capitali del 2020 sono tuttora eccezionalmente in carica e lo saranno fino alla fine di aprile 2021 a causa dell’emergenza sanitaria: si tratta di Galway in Irlanda e Rijeka in Croazia.
Osservando l’iniziativa sotto l’aspetto linguistico, è evidente la sua importanza nella promozione della ricchezza culturale e linguistica del Vecchio Continente. Il progetto delle Capitali della Cultura è un’occasione per farsi notare anche per le organizzazioni e le aziende del settore della traduzione e dell’interpretariato, che si vedono coinvolte in maniera ampia e continua.
Considerato che l’obiettivo è quello di far conoscere la dimensione locale della città ai quattro angoli d’Europa, lo sforzo che le Capitali compiono per tirarsi a lucido per un panorama internazionale è di quelli importanti. E in questo contesto i comitati conoscono bene l’importanza di affidarsi per lo scopo a professionisti qualificati ed esperti per non lasciarsi scappare questa vetrina, occasione unica di far parlare di sé nelle lingue e presso i pubblici più disparati. Senza contare che le Capitali scelte per quest’anno e per i prossimi sono delle vere e proprie perle per quanto riguarda la diversità linguistica: vediamo perché.
Rijeka, o Fiume secondo la toponimia italiana, è una città Croata che ospita il maggior porto della nazione e che si trova appena a sud della penisola istriana e a poche miglia dalle isole croate più settentrionali che le sono storicamente legate. Negli ultimi cento anni, l’amministrazione di Fiume è stata appannaggio di ben 7 stati diversi e la città è ormai un modello dove le influenze culturali più diverse si uniscono con successo e si restituiscono ricchezza e valore l’una con l’altra. L’aspetto linguistico non può passare in secondo piano se pensiamo che ai 7 stati sopra menzionati sono corrisposte da 3 a 5 lingue (secondo definizioni politico-linguistiche in cui non vogliamo addentrarci) ufficiali o co-ufficiali, tanto che sulla pagina di presentazione della città come Capitale della Cultura si ritrova addirittura la formula “Ubicata al centro degli influssi mediterranei, centroeuropei e dell’Europa orientale, Fiume […] ricorda un po’ l’Europa in miniatura”.
Nel caso di Galway, non serve guardare più in là dello slogan principale che la città si è data per l’evento per capire l’importanza del tema della lingua, o meglio, delle lingue anche nel caso di questa seconda capitale 2020. Si legge infatti che “Galway 2020 European Capital of Culture – Making Waves – will deliver a re-imagined programme based on the themes of Language, Landscape and Migration”. Galway è uno dei centri del cosiddetto Gaeltacht (/’gue:ltaxt/ per i neofiti del gaelico…) che altro non è se non un’area decentralizzata formata dai distretti irlandesi dove il gaelico irlandese è ancora la lingua principale al posto dell’inglese. La città e la regione in cui è inserita sono molto fiere delle proprie radici, un insieme di valori che si concretizza nella promozione delle proprie tradizioni e soprattutto della propria lingua come traspare da tutti i materiali divulgativi creati per l’iniziativa. Insomma, la piega che il progetto “Capitali Europee della Cultura” sta prendendo in questi anni è tale da far ricredere quelli che pensavano che dal punto di vista linguistico l’Europa e in particolare l’area dell’Unione andassero verso l’uniformazione, se non un vero e proprio appiattimento, del proprio panorama linguistico. Dimostrare sensibilità alle diversità culturali, oggigiorno, non è più un “obbligo” da compiere per soddisfare qualche requisito amministrativo, ma è molto di più: una maniera, e tra le più importanti, di comunicare i valori della tua azienda a tutti i suoi clienti e collaboratori. Noi di Arkadia siamo sempre al tuo fianco per aiutarti a comunicare i tuoi valori aziendali