In vista delle Olimpiadi di Tokyo, che avrebbero dovuto svolgersi nel 2020 ma che invece sono state rinviate al 2021, facciamo una panoramica dell’infrastruttura linguistica di questo evento di portata globale. I giochi avranno inizio il 23 luglio 2021 con la cerimonia di apertura, e le competizioni si protrarranno fino all’8 agosto 2021, quando avrà luogo la cerimonia di chiusura.
Tra le peculiarità sportive di queste Olimpiadi segnaliamo l’introduzione di ben quattro nuove discipline sportive che partecipano ai giochi per la prima volta. L’edizione darà il benvenuto a karate, skateboard, arrampicata sportiva e surf e saranno anche reintrodotti il baseball e il softball, assenti dal 2008.
Passando invece alle peculiarità linguistiche, cominciamo da quanto previsto dallo statuto officiale del CIO, il Comitato Internazionale Olimpico (IOC nella versione inglese). La cosiddetta “Carta Olimpica”, infatti, prevede che le lingue ufficiali dell’organizzazione siano l’inglese e il francese, e nella relativa Regola 23 si precisa che, se in un documento dovesse verificarsi una discrepanza tra i testi in queste due lingue, farebbe fede la versione redatta in francese.
Il francese ha quindi un ruolo leggermente predominante anche sull’inglese, lingua ad oggi sicuramente più utilizzata in ambito internazionale, e questo in virtù del fatto che il fondatore del movimento olimpico fu il francese Pierre de Coubertin. Inoltre, la sede del CIO è situata dal 1915 nei pressi di Losanna, nella Svizzera francese.
Secondo alcuni questo primato è stato messo in discussione negli ultimi anni, con riferimento in particolare alle Olimpiadi di Rio del 2016 e all’edizione su cui ci stiamo concentrando, ovvero Tokyo 2021. Se infatti a Rio era stata segnalata la mancanza di cartelli e la carenza di personale francofono, per Tokyo sono state effettuate segnalazioni in merito all’uso insufficiente del francese nella comunicazione che ruota attorno all’evento.
A sollevare la questione è stata niente meno che L’Organisation Internationale de la Francophonie, l’organo sovranazionale che regola e promuove l’uso del francese in vari contesti, sia dal punto linguistico sia, come nel caso delle Olimpiadi, da quello operativo.
Tramite il Segretario Generale Louise Mushikiwabo, l’organizzazione ha instaurato da tempo un dialogo con il comitato di Tokyo 2021, con l’obiettivo di ribadire la centralità del francese come lingua prioritaria del movimento olimpico, centralità che a detta della Francophonie non viene debitamente rispettata. Questo intervento ha portato, tra le altre cose, alla redazione del sito in francese, che è stato correttamente aggiornato.
Nel quotidiano, le conferenze di avvicinamento all’evento sono tenute in inglese o in giapponese con l’aiuto di interpreti anglofoni. Lo stesso vale per la maggior parte del materiale prodotto dall’organizzazione, pubblicato sia in inglese che in giapponese. Anche per questa edizione è improbabile che compaiano in loco cartelli in francese oltre che in inglese e nella lingua del paese ospitante. Quel che si proverà a presentare nelle tre lingue saranno gli annunci nel corso degli eventi e, senza alcun dubbio, i testi delle cerimonie di apertura e di chiusura.
Infine, l’interpretariato per atleti e conferenze stampa durante i giochi sarà non soltanto nelle tre lingue principali sopra menzionate, ma anche in spagnolo, tedesco, russo, italiano, arabo, cinese, coreano e portoghese, come di consueto in occasione dei giochi olimpici.
Non sappiamo quale possa essere l’evoluzione futura della comunicazione nelle Olimpiadi, né sta a noi affermare che persone o enti debbano sentirsi oltraggiati per l’uso minoritario di una determinata lingua. Quel che ci permettiamo di esprimere fermamente, in qualità di agenzia di traduzione, è l’importanza di fare doppiamente attenzione ogni volta che ci troviamo a dover prendere una decisione su una questione linguistica.
Le incomprensioni, pur non essendo motivo di indignazione, sono all’ordine del giorno quando si interagisce con un pubblico internazionale. Nel corso degli anni abbiamo capito una cosa: nel dubbio, meglio essere preparati su una lingua in più che su una in meno. N’est-ce pas?