Come rimanere aggiornati sulle ultime tendenze che caratterizzano l’ambito legale? Partecipando a conferenze del settore! Questo è ciò che abbiamo fatto durante la Legal Community Week 2022, che si è tenuta dal 13 al 17 giugno presso l’Hotel Principe di Savoia a Milano. L’evento di LC Publishing Group ha radunato per la sesta volta i più grandi esperti del mondo forense e finanziario che si sono confrontati, tra gli altri, su tecnologia, sostenibilità e gig economy.
Gli incontri sono iniziati con una discussione proprio sull’uso della tecnologia all’interno degli studi legali e come questa stia cambiando profondamente il mestiere dell’avvocato.
Tutti gli speaker sono stati concordi nel riconoscere in questi strumenti innovativi un valido ausilio per il proprio lavoro, anche se non potranno mai sostituire il knowhow del professionista.
Giuseppe Cannizzaro, General Counsel di Fincantieri, ad esempio, sostiene che il mondo legale ha un po’ di riluttanza verso la tecnologia, ma c’è la consapevolezza che quello è il futuro. Egli è convinto che si andrà verso processi e procedure facilitati da tali strumenti, ma con un apporto creativo e indispensabile da parte dei legali. La tecnologia, infatti, non potrà mai sostituire l’uomo. E se ne farà un uso sempre più massiccio indotto dagli stessi clienti che richiedono un abbassamento dei costi.
Gli fa eco Martina Cavinato, Director of Corporate and Legal Affairs di Tinexta, secondo cui usare le tecnologie permette di garantire velocità e flessibilità, due elementi che fanno la differenza. È necessario però che gli avvocati facciano re-skilling per poter parlare il linguaggio dell’IT e poter dettare le regole.
Della stessa idea sono anche Giovanni Stefanin e Giovanni Cucchiarato, rispettivamente Managing Partner Legal presso PwC TLS Avvocati e Commercialisti e Group General Counsel di Dedalus.
La tecnologia semplifica i processi, ma il valore aggiunto è dato comunque dal professionista. A volte la resistenza alla tecnologia dipende dal fatto che quest’ultima sostituisce la persona. Ma è un problema che si supera con la riqualificazione dei dipendenti. Decidere se adottare delle tecnologie dipende anche dalla sensibilità dei singoli professionisti al tema; quello che è certo è che gli avvocati dovranno acquisire sempre più competenze contaminate.
Altro tema di discussione è stato quello della sostenibilità: un’area di azione nuova anche per gli studi legali e su cui è necessario essere aggiornati per stare al passo con i tempi.
A questo proposito è stato portato l’esempio virtuoso di PepsiCo, tramite il suo Vicepresident e General Counsel John Rigau. L’azienda ha iniziato a parlare di questo concetto già nel 2006, su stimolo degli stakeholder ma anche dei dipendenti. Attualmente le figure focali sui progetti di sostenibilità sono il Chief Sustainability Officer a livello global e i Sustainability Directors in ogni stato in cui la company opera. La peculiarità è però che tutti i dipendenti sono formati sui temi della sostenibilità perché l’azienda non può essere veramente sostenibile se solo alcuni sono coinvolti in tali progetti.
Sonia Belloli, Senior Associate presso Deloitte Legal, ha sottolineato che la figura del General Counsel era inizialmente esclusa dal tema della sostenibilità quando questa era legata esclusivamente alle questioni ambientali; ora non è più così perché in questo ambito rientrano le tematiche di diversity, di gender balance, ecc. La sostenibilità è fondamentalmente adesione alle norme ed è qui che entra in gioco il professionista dell’ambito legale: gli studi esterni come Deloitte vengono in aiuto a quelle aziende che non sono strutturate e non hanno la forza di gestire internamente progetti di questo tipo.
Lorenzo Maria Di Vecchio, Legal, Ethics & Compliance Director EMEA per Christian Dior Couture, ha aggiunto che è importante trasmettere il proprio commitment ai clienti e ai fornitori per creare delle partnership veramente sostenibili. Il valore aggiunto degli studi legali è quello di condividere con le aziende le best practices dei loro clienti per capire come questi hanno interpretato una determinata norma e come l’hanno concretamente messa in pratica.
Ultimo tema ma non per importanza la gig economy, cioè l’economia dei lavori a chiamata in cui l’incontro tra domanda e offerta avviene su piattaforme digitali. Essa è conseguenza e riflesso dei cambiamenti avvenuti nelle abitudini di consumo e interessa circa 28 milioni di europei. Fanno parte di questo mercato i rider per la consegna di cibo, farmaci e/o altri prodotti, i professionisti del crowdwork per aziende e cittadini come Uber, e gli host per l’affitto/noleggio di proprietà o beni come Booking o Airb&b. Tre categorie che lavorano in un clima di incertezza dato che questo nuovo scenario non è ancora stato pienamente regolamentato.
Cinque aziende molto diverse tra loro hanno portato la loro esperienza imprenditoriale, tutte accomunate dalla volontà di assumere i propri dipendenti con contratti di subordinazione (e non più a chiamata!) e con un’attenzione alla sostenibilità.
Ad esempio, grazie a Jobby, chi sta cercando un lavoro ha accesso a tantissime opportunità geolocalizzate e profilate e ha la facoltà di decidere come e quando rendersi disponibile. Il sito gli permette inoltre di avere accesso a tutta una serie di tutele come l’assicurazione, il family/compassionate leave, ecc.
Everli, invece, consente di fare la spesa online nel proprio supermercato di riferimento grazie a delle partnership stipulate con i colossi del retail. Ogni cliente ha a disposizione un consulente che si occupa della spesa dall’ordine fino alla consegna, segnalando la propria disponibilità direttamente sulla piattaforma.
Alla prossima edizione della Legal Community Week! ????