Si stima che nel mondo le lingue parlate siano all’incirca 7mila. Questa cifra racchiude non solo le lingue maggioritarie ma anche i dialetti e le lingue in continuo mutamento dettato dal contesto sociale.
Proprio a causa del cambiamento globale e culturale, l’Alliance for Linguistic Diversity ha spiegato che più di un terzo degli idiomi stanno scomparendo lentamente.
Si tratta di un fenomeno che riguarda soprattutto le aree del Pacifico, del continente africano e dell’ Europa.
La causa scatenante di questo spiacevole fenomeno è dovuta ai continui flussi migratori e all’assenza di un vocabolario scritto che permetta di tramandare le lingue minoritarie, solitamente parlate da piccoli gruppi di persone.
In Francia, per esempio, si sta assistendo alla scomparsa della Piccarda, parlata nel nord del Paese e nell’ovest del Belgio francofono.
In Russia esiste un dialetto parlato da meno di 30 persone in tutto il mondo: l’Itelemen. Si tratta di un dialetto appartenente ad un gruppo etnico stanziato nella penisola della Kamčatka.
Parlando dello scenario italiano, dialetti come il Piemontese, il Gallurese e il Friulano sono parlati da poco meno di 300 mila persone.
Gli studiosi hanno stimato che il 97% della popolazione mondiale parla appena il 4% delle lingue conosciute. Questo significa che il restante 3% parla l’altro 96% di lingue esistenti.
Alla luce di questi dati sorge spontaneo porsi una domanda: ha senso salvare gli idiomi a rischio di estinzione? E se sì, perché?
Le lingue devono essere considerate come esseri viventi che nascono e si evolvono, ma che non devono morire.
L’estinzione di una lingua comporta, infatti, una perdita di valori e significati che non potranno mai essere recuperati. È una questione etico-culturale: ogni lingua deve essere immaginata come un unicum, non solo in termini strutturali ma prettamente in termini culturali.
Ogni forma di espressione rappresenta una diversa visione del mondo, in grado di dare prospettive diverse ed offrire spunti di riflessione unici.
In definitiva la risposta alla domanda posta in precedenza trova un responso positivo. Tentare di salvare e promuovere le lingue e i dialetti minoritari è importante non a livello tecnico o in funzione di una necessità, ma per amore della cultura e del patrimonio che comporta. Bisogna trattare queste minoranze come dei piccoli tesori da custodire e proteggere, per dare la possibilità di essere tramandate e magari chissà…conosciute e studiate anche dalle generazioni future!