Il 23 settembre è una data molto importante, che celebra la lingua dei segni, con lo scopo di diffondere un messaggio di sostegno e di informazione nei confronti delle persone non udenti.
Il linguaggio dei segni è un vero e proprio mezzo di comunicazione, formato da gesti e movimenti precisi delle mani, che costituiscono un vero e proprio alfabeto.
Nel mondo esistono all’incirca duecento lingue dei segni e servono dei professionisti che le conoscano.
In Italia l’alfabeto muto è il LIS, in America esiste l’ASL, in Brasile è il LIBRA e così via per tutti gli altri Paesi.
Nel corso del tempo è stata creata la Signuno, proposta come lingua dei segni internazionale. Ma non ha mai preso veramente piede perché ogni lingua dei segni è un universo a parte.
All’interno di questo scenario la figura dell’interprete deve affrontare numerose difficoltà. In primo luogo, il LIS ha un alfabeto composto da segni che indicano un’intera parola, mentre in America ogni sostantivo viene suddiviso tramite un ordine differente per comporre una singola parola. In secondo luogo, le lingue dei segni non sono intercambiabili a causa della grammatica e delle dinamiche di espressione.
Per questo, solitamente, si coinvolgono professionisti sordo muti o nati da genitori che lo sono: sono gli unici a conoscere la lingua dei segni a livello “madrelingua”.
In alcuni casi è poi richiesta la presenza di più interpreti con differenti abilità, competenze e conoscenze per rendere il grado di comunicazione efficace. Il motivo è che, come per qualsiasi altra professione, anche gli interpreti non udenti possono essere specializzati in alcuni ambiti e non in altri.