Nel vasto mondo cinematografico, uno dei dilemmi più grandi è capire se distribuire il film con il titolo originale o se attuare un lavoro di localizzazione ed adattamento per renderlo più accattivante.
In un mondo in cui “la prima impressione è quella che conta”, studiare il titolo di un film è
un’impresa di non poca importanza.
La maggior parte dei distributori ritiene che l’opinione del potenziale pubblico abbia la meglio sulla curiosità che si crea attorno all’uscita della pellicola.
Ci sono diverse metriche da tenere in considerazione, una di queste è l’empatia. Quando un titolo entra nella mente e nel cuore delle persone ha possibilità di resistere nel tempo.
Il dramma francese “Water Lilies” aveva un titolo francese completamente diverso. La sua storia romantica, incentrata su tre ragazze adolescenti che nuotano nella stessa piscina, non combaciava con il titolo originale “Nascita dei polpi”.
Un titolo come questo probabilmente avrebbe influito sulla percezione della trama e non avrebbe invogliato le persone ad andare in sala a vedere la pellicola.
Ci sono casi in cui, al contrario, il titolo di un film non può essere cambiato per non rischiare che perda la sua originalità e la conseguente curiosità che potrebbe suscitare nel pubblico. Ne è un esempio il thriller brasiliano del 2020 “Bacurau”, che prende il nome dalla città immaginaria in cui si svolge l’azione. Una traduzione in inglese (nightjar, cioè civetta) potrebbe non evocare appieno il significato originale, rendendolo meno evocativo.
Da qualche anno a questa parte poi, l’avvento delle piattaforme di streaming come Netflix, ha abituato l’orecchio degli spettatori ai titoli stranieri ed è ormai la normalità guardare i film o le serie tv in lingua originale.
Come abbiamo visto non esiste una regola matematica per stabilire se un titolo debba essere automaticamente tradotto per avere maggiori chance e un audience più alta.
I fattori da considerare sono l’aderenza alla trama, la cultura dei Paesi di distribuzione e le emozioni che riesce a suscitare.
“Penso che la resistenza ai titoli stranieri e ai film in lingua straniera sia stata certamente erosa in meglio, insieme alla resistenza ai sottotitoli”, ha affermato Ryan Krivoshey, che gestisce Grasshopper Film, una casa di distribuzione di film indipendenti.